Quando ci sediamo a tavola in un ristorante o ordiniamo un caffè al bar, raramente pensiamo a tutto ciĂ² che accade dietro le quinte per garantire che quel pasto sia sicuro. Eppure, c'è una persona che si dedica proprio a questo: il preposto alla somministrazione di alimenti e bevande.

Non è un supereroe con mantello e poteri speciali, ma un professionista in carne e ossa che si assicura che il cibo che arriva sulle nostre tavole rispetti tutte le norme di sicurezza. Ăˆ quella figura che, mentre noi chiacchieriamo spensierati davanti a un aperitivo, controlla che gli ingredienti siano stati conservati correttamente e che il personale abbia le mani pulite.

La legge italiana (precisamente il D.Lgs. 59/2010) richiede che ogni locale abbia il suo preposto – che sia il proprietario stesso, un dipendente formato o un consulente esterno. Non è un capriccio burocratico: è una tutela concreta per la nostra salute.

Il preposto deve conoscere a menadito il sistema HACCP, quel complesso di regole che previene contaminazioni e intossicazioni. Deve formare il personale, gestire eventuali emergenze e tenere d'occhio fornitori e materie prime.

In un'epoca in cui intolleranze e allergie sono sempre piĂ¹ diffuse, questa figura diventa ancora piĂ¹ preziosa. Ăˆ la persona che si preoccupa che il piatto "senza glutine" sia davvero tale e che la cucina conosca i pericoli degli allergeni.

Che sia interno all'azienda o un consulente esterno, il preposto rappresenta quel legame invisibile tra le normative (spesso complesse) e la pratica quotidiana di chi lavora nel settore alimentare. Un ponte necessario tra burocrazia e realtĂ , tra sicurezza e convivialitĂ .

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Buona lettura

CdL Roberto Rossi

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